Il cuore del rapporto tra genitori e figli oggi non è più nella trasmissione di norme e regole, caratteristica di famiglie che potremmo definire normative, ma nella gestione della relazione interpersonale, caratteristica propria di quelle famiglie che potremmo invece definire affettive. In una relazione caratterizzata da queste premesse si creano le condizioni per uno sviluppo e una crescita sana, con un adeguato senso della propria persona e con la capacità di riconoscere i propri pregi e limiti. E’ però necessario che non sia solo l’affetto a guidare le scelte educative di un genitore nei confronti dei propri figli, ma le norme educative, più imparziali e migliori nel permettere ad un bambino di ricevere messaggi coerenti ed oggettivi.
Alle passate generazioni di genitori si contesta una freddezza relazionale e la mancanza di empatia. I genitori di oggi cercano un rapporto più stretto con i propri figli, caratterizzato da una relazione comunicativa e di ascolto, da una ricerca di un rapporto più profondo ed intimo.
La fuoriuscita dalla famiglia normativa però, non ha ancora creato la famiglia educativa. La famiglia normativa si basava sul fatto che in passato esisteva un soggetto adulto complessivo che era rappresentato da insegnanti, genitori, preti e parenti che avevano la stessa valenza di controllo nei confronti dei più piccoli. Questo sistema è quasi del tutto scomparso e le famiglie si trovano in una situazione in cui devono decidere in solitudine. Una mamma in difficoltà oggi non si rivolge quasi più alla propria madre ma ad un consulente, un’amica o un libro. La discontinuità generazionale nella cura dei figli è un dato acquisito.
Forse non è il caso di avere nostalgia della rigidità del passato, ma allo stesso tempo non si può certo dire che il passaggio epocale da una posizione all’altra vada in direzione della famiglia educativa. La direzione che sembrerebbe aver preso oggi il percorso del gruppo familiare è quello che va verso la famiglia affettiva. Questo tipo di impostazione porta con sé alcune complicazioni. All’interno della cultura genitoriale italiana odierna troviamo senz’altro un’iperprotettività del ruolo genitoriale affettivo-relazionale. Questa tendenza porta i genitori ad un’eccessiva vicinanza che rischia di essere soffocante e impedire la crescita di autonomia nei bambini, e unita al fatto che spesso tali bimbi sono figli unici tende ad avere ripercussioni anche sulla genesi di competenze relazionali.
L’iperprotettività dei genitori e l’allungamento della vita hanno permesso di ritardare l’ingresso nel mondo adulto e di farsi carico delle responsabilità che lo caratterizzano molto più tardi. Oggi i genitori hanno una concezione diversa dei figli e di loro stessi rispetto al passato; padri o madri di trenta o quarant’anni vengono considerati giovani e il loro rapporto con i figli è mediato anche da questo aspetto. Spesso questi adulti gestiscono il rapporto con i propri figli come un rapporto genitore-amico, poiché in quanto giovani non investono sul proprio ruolo come guide adulte dei figli ma interpretano un ruolo più confidenziale e non necessariamente costruttivo. La guida per i figli è una necessità imprescindibile che ha una funzione evolutiva. Insomma si tratta di capire in che modo la famiglia odierna può interpretarsi in senso educativo e non semplicemente affettivo.
Ai genitori spettano compiti difficili e apparentemente ambigui come sintonizzarsi con i loro figli senza per questo diventare infantili, rimuovere detriti lasciati da vecchi modelli educativi senza però rinunciare alla propria storia e alle proprie radici, o ancora liberare i figli dai disagi e dalle costrizioni inutili senza volerli preservare ad ogni costo dalla naturale sofferenza che la vita e la crescita comportano. Per affrontare queste problematiche in modo creativo e costruttivo, Novara (2004) propone di considerare quattro punti:
- Accettare la difficoltà della situazione. Evitare di imporsi modelli eccessivamente ideali. Oggi viviamo in una sorta di continua colpevolizzazione dei genitori, ma l’errore può essere una grande risorsa fungendo da elemento generativo che consente ai figli di formarsi una propria individualità.
- Cercare di capire l’educazione ricevuta per meglio comprendere quella da fornire ai propri figli. Ripercorrere e conoscere i passaggi della propria formazione è importante. Consentirebbe di sviluppare empatia nei confronti dei figli, cioè la capacità di mettersi nei loro panni rivivendo situazioni già vissute ma anche di uscire da un ruolo prestabilito e rivalutare il proprio ruolo alla luce di caratteristiche uniche di un nuovo contesto.
- Trovarsi tra genitori. E’ necessario uscire dall’isolamento che stanno vivendo oggi i genitori, per ridurre l’effetto ansiogeno che danno le responsabilità e le scelte. Il rispecchiamento con altre persone che si trovano a dover affrontare problematiche analoghe, porta la consapevolezza della normalità di un problema e alla conoscenza di differenti punti di vista e di partenza per la ricerca di una soluzione.
- Vivere il conflitto come luogo di una relazione con i propri figli. Il conflitto è una risorsa che permette di apprendere un modello di negoziazione, che non significa debolezza del genitore ma riconoscimento nei bambini di una legittimità di avere una propria posizione.