Termine di origine greca (scelgo, discrimino, separo, decido). In ambito psicologico si riferisce ad un momento della vita caratterizzato dalla rottura dell’equilibrio precedentemente acquisito e dalla necessità di trasformare gli schemi consueti di comportamento che si rivelano non più adeguati.
K. Jaspers definisce la crisi come un punto di passaggio dove “tutto subisce un cambiamento subitaneo dal quale l’individuo esce trasformato, sia dando origine ad una nuova risoluzione, sia andando verso la decadenza”.
In psicologia clinica si distinguono le crisi evolutive o di sviluppo intrinsecamente legate alla crescita di ogni individuo, come l’adolescenza, la menopausa, ecc, e le crisi accidentali come una malattia, la perdita di una persona cara o un cambiamento repentino nel lavoro.
Le crisi evolutive assumono diversi significati a seconda del contesto culturale in cui si presentano, le crisi accidentali invece riguardano tutte quelle situazioni di vita il cui irrompere improvviso può minacciare l’equilibrio psicologico raggiunto dall’individuo.
Rapaport individua tre condizioni che associate tra loro possono portare ad uno stato di crisi: un evento imprevisto, una connessione fra questo evento e precedenti tensioni che avevano già determinato una situazione conflittuale, e l’incapacità della persona di affrontare la crisi con i meccanismi consueti.
Le caratteristiche più importanti dello stato di crisi sono:
• massima apertura al cambiamento
• durata limitata
• cambiamento sia a livello affettivo che cognitivo
• un suo riproporsi se non viene adeguatamente affrontata.
Un intervento in stato di crisi è una forma di trattamento psicologico di breve durata, finalizzato a fornire un sostegno all’individuo, a prevenire le possibili conseguenze dannose e a creare le condizioni per una crescita del soggetto.