Col termine lutto si intende l’insieme delle reazioni psicologiche e comportamentali che si sperimentano a causa della perdita di una persona significativa, ed è una delle esperienze più dolorose da affrontare nella vita. Oltre all’assenza fisica della persona scomparsa, va via una parte dell’immagine di sè in quella relazione; questa esperienza di rottura del senso di continuità del sè è molto destabilizzante per chi subisce la perdita. Il lutto è un percorso che può mettere seriamente alla prova chi lo sperimenta, il processo di elaborazione è fortemente soggettivo, e può durare per tempi molto variabili in base a fattori personali e situazionali.
Secondo il modello di Bowlby l’elaborazione del lutto si articola in quattro fasi che non sono nette, ma sfumate tra loro e nell’esperienza soggettiva si intrecciano e si sovrappongono in modi non lineari.
Fase di stordimento: si presenta subito dopo la notizia della morte della persona cara; è caratterizzata da una reazione iniziale di shock e di incredulità, la sensazione è che la perdita non sia reale e sono frequenti crisi di dolore o di rabbia. Si verifica una sorta di anestesia per cui la persona colpita dal lutto sembra non registrare la morte avvenuta in quanto l’evento risulta troppo doloroso.
Fase di ricerca e struggimento per la figura perduta: durante questa fase la persona, da una parte comincia a prendere consapevolezza della realtà con angoscia e disperazione, dall’altra cerca di allontanare e rifiutare questa consapevolezza dentro di sé, cercando insistentemente di recuperare chi ha perduto, alimentando la speranza che tutto possa tornare come prima del lutto. Si tende a ricercare la persona scomparsa ed a rimuginare sull’evento. La rabbia ha la funzione di conferire quell’energia per ricercare e ristabilire un contatto con la figura cara. Solamente dopo aver fatto tutti i tentativi per recuperare la persona perduta, il soggetto può accettare l’irreversibilità della perdita e procedere nel lavoro del lutto.
Secondo Bowlby la rabbia è una parte costitutiva della reazione al dolore, non patologica, anche quando è indirizzata alla persona perduta, e l’espressione aperta di questo impulso è una condizione necessaria affinché il lutto possa avere un decorso normale.
Fase di disorganizzazione e disperazione: avviene il riconoscimento del carattere permanente della perdita, che fa comparire un senso di disperazione. La persona in lutto appare dominata da una sensazione che la vita non sia reale e sembra essere chiusa in se stessa, apatica e indifferente. Sono presenti isolamento sociale, difficoltà di concentrazione nelle attività abituali e mancanza di progettualità. È lo stadio più lungo e delicato del processo di elaborazione del lutto. La sensazione di confusione e disorganizzazione in questa fase ha, secondo Bowlby, una funzione adattiva che consiste nel lavoro di smontaggio del vecchio modello di vita per permettere una successiva ricostruzione.
Fase di riorganizzazione: gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi, e avviene un graduale recupero e rinnovamento delle relazioni e degli interessi in varie attività. L’immagine della persona scomparsa subisce delle trasformazioni nella psiche di chi rimane, fino a diventare presenza viva nella sua memoria. Il tempo del lutto è il tempo in cui l’individuo trasforma l’assenza esterna della persona in presenza interna.
Sgarro, M., Il lutto in psicologia clinica e psicoterapia, Centro Scientifico Editore, 2008
L’ha ripubblicato su La solitudine del Prof.
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