Il termine alessitimia descrive l’incapacità di leggere o esprimere i sentimenti. Le emozioni sono configurazioni di risposta complesse ed organizzate, implicano l’integrazione di sistemi psicologici e fisiologici che si attivano quando le persone percepiscono che un evento ambientale è rilevante per loro. Le persone ovviamente variano notevolmente nel modo che hanno di rapportarsi all’ambiente, come lo percepiscono e come lo valutano, nelle reazioni fisiologiche e nella tendenza ad esprimere oppure a reprimere le proprie reazioni emotive.L’alessitimia non indica che la persona sia senza emozioni ma che è presente un deficit della componente psicologica dell’affetto, sono persone che hanno emozioni ma con scarsa possibilità di ricorrere agli strumenti psicologici (immagini, pensieri, fantasie) per rappresentarle simbolicamente.
I pazienti alessitimici solitamente si caratterizzano per un tipo di pensiero definito operatorio, in cui vengono investiti gli aspetti più palpabili, concreti e pratici della realtà. Risulta difficoltoso l’accesso al piano affettivo e fantasioso, questi pazienti con l’interlocutore sviluppano una sorta di “blanda relazione”, formandosi un’idea di schemi spaziali e temporali, faticano a comprendere il carattere personale e specifico dell’altro.
L’alessitimico ha generalmente poca fantasia, usa un tipo di pensiero consecutivo e funzionale, è limitato nell’espressione dei propri sentimenti e mostra una particolare difficoltà a trovare le parole adatte per descriverli. Il soggetto alessitimico ha difficoltà sia nell’identificare le proprie emozioni sia nell’esprimerle. Ci sono diversi livelli di deficit nella sfera delle emozioni in cui può essere inserita l’alessitimia. All’estremo più grave troviamo l’anaffettività cioè l’incapacità di provare emozioni e l’anedonia, ossia l’incapacità di provare piacere; mentre nelle forme più leggere troviamo l’alessitimia, cioè difficoltà a comprendere e comunicare le emozioni, e l’inibizione, cioè un controllo dell’espressione emotiva.
Freud ha messo in luce come possano esserci grosse discrepanze tra la vita affettiva interiore per come viene vissuta e l’emozione manifestata, e che le emozioni possono essere represse o distorte con conseguenze rilevanti per la salute fisica ed emotiva.
L’alessitimia è definita da caratteristiche cognitive ed affettive che comportano una significativa difficoltà a identificare gli stati emotivi, distinguere fra affetti e componenti somatiche delle emozioni, comunicare le proprie emozioni agli altri. E’ presente inoltre uno stile cognitivo concreto e orientato verso la realtà esterna, povertà di immaginazione, mancanza di introspezione, scarsa attività onirica, tendenza al conformismo sociale, tendenza a esprimere le emozioni attraverso l’azione.
L’alessitimia è frequente nei pazienti psicosomatici, proprio per la scarsa consapevolezza degli aspetti psicologici dell’emozione, che viene quindi incanalata nel corpo; il corpo diventa l’unico teatro di rappresentazione possibile, quando la scarica dell’energia emozionale non è possibile attraverso l’espressione affettiva, perchè è repressa, allora deve scaricarsi attraverso l’attivazione fisiologica. Quando l’emozione prende questo percorso non è più suscettibile di ulteriore lavoro verso il simbolo.
Il concetto di alessitimia per come è definito oggi indica di una carenza della regolazione degli affetti e si può riscontrare trasversalmente, non solo nei disturbi psicosomatici ma anche in altri disturbi come i disturbi dell’umore, quelli dell’alimentazione, i disturbi di personalità e di abuso di sostanze. L’incapacità di modulare le emozioni genera, infatti, la tendenza a liberarsi da tensioni causate da stati emotivi non piacevoli mediante comportamenti compulsivi, come ad esempio abbuffate di cibo o abuso di sostanze.
Il concetto di regolazione affettiva indica la capacità di gestire affetti e relazioni interpersonali, e si basa sulla capacità di comprendere emozioni e sentimenti propri e altrui.
Implica anche la capacità di tollerare affetti negativi intensi o prolungati bilanciandoli con affetti di tono positivo in modo autonomo, senza ricorrere ad acting comportamentali. Le emozioni svolgono un ruolo centrale nei processi di autoregolazione, i sentimenti delle persone sono determinanti importanti del comportamento; per il benessere psicologico è fondamentale la regolazione emotiva e accrescerne la capacità è infatti, un obiettivo centrale della psicoterapia.
Lo stile di pensiero operatorio, con la focalizzazione dell’attenzione sull’esterno piuttosto che sulla vita interiore, può portare ad amplificare e fraintendere le sensazioni somatiche, scatenando ansia e preoccupazioni ipocondriache.
L’incapacità di verbalizzare le proprie emozioni non è solo una difficoltà di tipo espressivo, ma è una limitazione nella possibilità di elaborare le emozioni e di costruire quindi, sulla base dei propri vissuti, un proprio mondo interno.
L’alessitimia viene considerata come un tratto di personalità relativamente stabile nel tempo, ma può anche emergere come fenomeno reattivo, ad esempio in conseguenza di traumi o in momenti particolarmente critici della vita. In questi casi “l’anestesia emozionale” sembra avere finalità adattive, è transitoria e circoscritta a quel periodo, si attiva come meccanismo di difesa verso una realtà interiore fonte di sofferenza e di grosso scompenso che in quel momento il soggetto non è in grado di affrontare diversamente.