Introversi

introversi psicologia

 

Nella nostra società vengono presentati modelli di persone estroverse, sicure di sè, che sanno imporsi e amano stare al centro dell’attenzione; vengono valorizzati la capacità di comunicare facilmente e di stare con gli altri, la competitività, la capacità di raggiungere risultati oggettivi, fino ad alcuni estremi in cui si guardano positivamente elementi come tratti di narcisismo, esibizionismo, spavalderia, ed esagerata sicurezza. Viene  mandato il messaggio implicito che tali caratteristiche siano associate al successo nella vita e alla realizzazione di sè, anche se non sempre è così.Naturalmente per gli introversi un modello di questo tipo pone delle difficoltà perchè li spinge  al tentativo di adattarsi alle richieste dell’ambiente, per potersi sentire normali e accettati, a discapito delle loro particolarità, dei loro tempi e delle loro modalità di sviluppo.
La nostra cultura privilegia un modello estroverso, invece sminuisce i  tratti tipici dell’introversione etichettandoli  spesso come negativi; è da qui che può generarsi un malessere, un sentirsi fuori posto e poco valorizzati, non perchè le caratteristiche dell’introversione siano negative di fatto. Gli introversi in questo scenario culturale non si sentono a loro agio, tendono ad essere sottovalutati e a sottovalutarsi, poichè le loro capacità si esprimono in  modi meno “rumorosi” e meno evidenti, almeno ad uno sguardo superficiale.
Nelle culture orientali, ad esempio, un atteggiamento introverso è ben accettato perchè si accorda ai valori socialmente condivisi, mentre nelle culture occidentali i tratti dell’introversione vengono generalmente visti in una luce negativa. Ma una modalità non è migliore dell’altra, semplicemente sono due modi diversi di mettersi in relazione a se stessi e al mondo, posso essere visti come modi complementari, entrambi funzionali in situazioni normali. Nessuna posizione è più sana dell’altra, eccetto agli estremi, per entrambi i tipi, che possono risultare problematici.
L’estroverso è attratto spontaneamente dal mondo esterno, per ricaricarsi ha bisogno di uscire, di stare a contatto con gli altri, prende dall’esterno stimoli e motivazioni. Quando sono presenti troppi fattori  ambientali stressanti questo tratto può diventare esagerato, passando ad esempio, da una naturale propensione alla socievolezza e alla vivacità, ad un eccessivo bisogno di essere al centro dell’attenzione.
L’introverso è maggiormente attratto dal suo mondo interiore che non è meno ricco e stimolante di quello dell’estroverso; per ricaricarsi l’introverso ha bisogno di attingere alla sua realtà interiore,  qui  trova i suoi maggiori stimoli e motivazioni. Anche in questo caso in presenza di fattori ambientali negativi i tratti dell’introversione che normalmente consentono una buona autonomia possono accentuarsi troppo e portare verso il ritiro. I fattori psicosociali possono quindi  amplificare i tratti di personalità, spostandoli da tratti funzionali e adattivi a disfunzionali.
E’ molto importante che ognuno possa accettare come è fatto, seguire ciò che lo fa sentire a proprio agio e che anche nel tentativo di adattarsi ai diversi contesti di vita e di migliorarsi, possa rispettare la propria natura, restando fedele a se stesso.
Ovviamente introversione ed estroversione non sono polarità, non si presentano in modo tutto/nulla, ma si svolgono lungo un continuum tipologico, sono tratti caratteriali distribuiti come lungo una linea continua. Tutti possiedono caratteristiche sia dell’uno che dell’altro, anche se in misura diversa, e si possono spostare in una certa zona di questa linea immaginaria che percepiscono come sicura. Solo quando si è costretti ad allontanarsi troppo si sentono a disagio.
Ognuno usa una certa flessibilità per muoversi tra queste due direzioni, e forse la flessibilità è un fattore tra i più importanti nel mantenere un buon equilibrio, poichè consente di adattarsi ai diversi contesti  e alle diverse richieste della vita.
Introversione ed estroversione sono tratti di personalità piuttosto stabili, con caratteristiche specifiche, riconoscibili già da bambini. Molti genitori tendono a preoccuparsi quando intravedono questi aspetti nei loro figli, tendono a spingere per una socializzazione a volte anche un po’ forzata, e anche a scuola questi bambini, che appaiono più riservati e a volte con la testa tra le nuvole, sono spesso incoraggiati a conformarsi al modello più estroverso. Bisognerebbe poter prestare attenzione e valorizzare il modo che loro prediligono orientato all’interno, alla riflessione, all’introspezione e alla fantasia più che all’azione, rispettando i loro tempi che sono più lunghi essendo bambini molto riflessivi.
Nel libro Tipi Psicologici Jung definisce l’estroversione come un modo di essere caratterizzato da un interesse prevalente per il mondo esterno e l’introversione come un modo di essere caratterizzato da un interesse prevalente per quello interno. Più che con fatti e parole, dimensione preferita dall’estroverso, l’introverso si sente a suo agio con emozioni e pensieri.  Ha bisogno di solitudine per  sviluppare il proprio mondo interiore, apprezza l’amicizia, tende ad avere poche relazioni, ma profonde.
Introversi ed estroversi  hanno  modi molto diversi di ricaricare le energie; mentre i primi traggono beneficio dalle interazione con gli altri, i secondi dopo una giornata pesante sentono  l’esigenza di “chiudersi” e di ridurre gli stimoli esterni al minimo. Naturalmente la schematizzazione non può essere troppo netta, anche agli estroversi fa piacere avere momenti di pace, ma in genere per gli introversi questa è un’esigenza fortemente sentita.
E’ quindi importante conoscersi, conoscere i propri bisogni e le proprie inclinazione ed imparare a prendersene cura, in modo da poter fare per noi stessi ciò che ci è più utile.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di poter sviluppare al meglio la propria natura, ma integrando anche gli aspetti complementari dell’altro tipo in modo armonioso e senza strappi; questo consente di  allargare la zona in cui ci si può muovere restando in contatto con se stessi e di stabilire al contempo  delle relazioni sociali che siano soddisfacenti, anche se in modi diversi.
Il primo passo, dunque, è conoscersi, accettarsi nei propri punti di forza e di debolezza, e poi lavorare su di sè per integrare anche aspetti che vengono meno naturali, ma senza forzature, senza giudizi di valore e senza voler stravolgere il modo intimo in cui ognuno sente.

 

 

 

Jung, C.G, Tipi psicologici, Newton, 1996
Loehken, S. Introversi e Felici, Giunti, 2019
Paris, J. Contesto sociale e disturbi di personalità, Cortina, 1997

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