Il senso di Colpa

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L’emozione è un’esperienza complessa costituita da più fattori interconnessi fra loro; è nello stesso tempo una risposta fisiologica, motivazionale, cognitiva  e comunicativa, accompagnata da una dimensione soggettiva e personale.
Generalmente si distinguono emozioni primarie e complesse, le prime compaiono prima, sono geneticamente determinate, presenti già nel bambino piccolo  e sono presenti nei mammiferi, hanno la caratteristica di essere universali e indipendenti dalla cultura di appartenenza. Non tutti gli studiosi concordano su quale sia l’elenco esatto delle emozioni di base, ma in generale si fanno rientrare in questo gruppo gioia, tristezza, paura, rabbia, sorpresa e disgusto.

La colpa fa parte del gruppo delle emozioni complesse che si sviluppano più tardi e sono maggiormente collegate all’apprendimento, all’esperienza personale  e alla cultura di appartenenza. Le emozioni complesse sono vergogna, colpa, gelosia, amore, disprezzo e orgoglio. Vengono chiamate emozioni sociali perchè richiedono la capacità di riflettere sul proprio comportamento e valutarlo in base alle norme sociali del contesto di cui si fa parte. E’ infatti nelle interazioni sociali che i bambini imparano a regolare l’espressione delle emozioni, soprattutto quelle sociali, e serve che abbiano sviluppato una forma di autoriflessione poichè queste emozioni derivano dalla percezione e dal significato che diamo alle reazioni degli altri rispetto ad un nostro comportamento.Nelle emozioni sociali la sede dei sentimenti si trova nella relazione, sia reale che immaginata, con gli altri significativi. Le emozioni sociali derivano da forme di autoriflessione e associazioni mentali dopo che il bambino le ha apprese nel contesto relazionale con gli adulti; il bambino deve essere in grado di valutare le proprie azioni e deve, quindi, aver sviluppato autoconsapevolezza rispetto alle norme sociali condivise.
Ad esempio la colpa o la vergogna vengono attivate dopo riflessioni su una trasgressione fatta o immaginata, in rapporto alle norme interiorizzate. Emozioni come colpa, vergogna e imbarazzo riflettono come viene percepito il significato che gli altri significativi danno ad un evento e alle reazioni che avranno.
Il senso di colpa spesso si associa alla preoccupazione di perdere la vicinanza della persona cara, di aver ferito e recato dolore, e anche alla ricerca di un modo per riparare. Le emozioni autoriflessive sono importanti quindi, nel mantenere i legami affettivi, hanno una funzione adattativa e sono forti strumenti di socializzazione.
La colpa riguarda una parte di sè, un’azione commessa, non tocca l’intera identità, implica rimorso e autorimprovero per le azioni fatte. Invece la vergogna si associa a sensazioni di mancanza di valore, indegnità, e viene giudicata la persona intera. Non conta tanto l’evento ma l’interpretazione che se ne dà: in un caso l’enfasi è sul comportamento, nell’altro è sul sè. Nella colpa l’autostima non viene intaccata e si sviluppa desiderio di riparare, mentre la vergogna abbassa l’autostima e può portare al ritiro e alla chiusura.
E’ importante che gli adulti, nell’educazione dei bambini, spieghino che sono le azioni a non essere approvate e non è in discussione il valore del bambino in senso generale, proprio per non danneggiare il sè dando percezione di  senso di inadeguatezza e umiliazione. Sperimentare senso di colpa invece spinge  a comportamenti riparativi, risposte costruttive ed empatiche per ristabilire il legame.
Naturalmente il senso di colpa non deve essere eccessivo, costante ed opprimente; relazioni affettive precoci di buona qualità permettono di sviluppare una buona gestione emotiva. Aver vissuto un ambiente affettuoso, caloroso, coerente e attento genera sicurezza in se stessi, i sentimenti di colpa quindi saranno legati a specifiche situazioni e non tenderanno a diventare cronici.
Provare un senso di colpa adeguato e adattivo può aiutarci ad imparare dai nostri errori, riuscendo a valutare obiettivamente quanta colpa vada attribuita a se stessi, predisponendo ad agire in modo più adeguato in futuro. Attribuirsi una colpa può motivare all’azione, al cambiamento e al tentativo di riparare, l’importante è che il senso di colpa non sia eccessivo e soverchiante poichè questo genera una sensazione di impotenza e immobilizza. Alcune persone sono portate a sentirsi eccessivamente in colpa, o in modo troppo forte rispetto al danno arrecato o  anche per aspetti che non dipendono da loro, a volte ci si può sentire in colpa addirittura per i traguardi raggiunti. Sensi di colpa persistenti e cronici ledono l’autostima e l’immagine di sè. Inoltre esperienze ricorsive di colpa si associano spesso a vissuti depressivi.
A volte la tendenza è opposta, cioè ad attribuire sempre la responsabilità all’esterno o agli altri; chi tende a dare la colpa all’esterno può usare strategie sottili di manipolazione e colpevolizzazione per indurre l’altro a  comportamenti riparativi.
Anche questa modalità di proiettare la colpa all’esterno, che ha lo scopo di preservare una buona immagine di sè, se usato in maniera eccessiva, non permette di riconoscersi come agente e di apprendere dai propri errori.

Bisogna dunque saper distinguere tra un senso di colpa sano e costruttivo che spinge a rimediare agli sbagli commessi, imparando dai propri errori  e un senso di colpa patologico, che può essere schiacciante, dannoso perchè immobilizza, accompagnato da un’eccessiva autosvalutazione; il senso di colpa diventa negativo quando si trasforma in comportamenti autodistruttivi e autolimitanti.

4 risposte a "Il senso di Colpa"

  1. In questo periodo di vita mi trovo in una situazione particolare, in cui mi sento….”in obbligo” di fare il “bravo boyscout”, cioè dover comportarmi in modo corretto, coscienzioso, preoccupandomi delle conseguenze che le mie scelte possono avere su altri.
    Penso che nella vita serva anche una buona dose di SANO MENEFREGHISMO!
    Che io non ho.
    Penso che la “colpa” sia di mia madre, che mi ha educato inculcandomi un forte senso dell’autocritica e della coscienza.
    Non siamo mai stati una famiglia religiosa, ma il “timor di dio” è stato sostituito dal “timore della propria coscienza”. Che forse è anche peggio, perchè dio potrebbe anche non esistere, mentre la coscienza (coi sensi di colpa) c’è sempre.
    Certe volte invidio chi picchia la moglie, va a giocare lo stipendio (reddito di cittadinanza) alle slot, se ne frega di tutto e ha sempre la faccia tosta per camminare a testa alta.
    Va bè, forse proprio così no, però che bello avere la capacità di rispondere “NO”, “no, mi dispiace, non posso, ho un impegno” (che è un modo carino per dire “non ne ho voglia, non mi rompere le scatole”).

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    1. Tra non avere remore di nessun genere come negli esempi citati, ed essere troppo schiacciati dal senso di colpa esiste appunto una sana via di mezzo, la capacità di dire “no” è per alcuni una libertà che va conquistata, e quando si impara a rispettare se stessi e mettere dei paletti dove serve, si vive molo meglio sia con se stessi che con gli altri..

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      1. Già: è incredibile ma proprio quando riusciamo a comportarci in modo…fermo e duro, ecco che si hanno riscontri inaspettatamente positivi.
        Positivi anche per l’altra persona, che “improvvisamente” impara ad arrangiarsi.

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