La qualità della relazione paziente-terapeuta è cruciale per la buona riuscita della psicoterapia, sia come veicolo per l’interpretazione sia come espressione di una relazione nuova, che anche se non è esplicitato, può avere di per sè una valenza di cambiamento.
La coppia analitica è il luogo dove avviene la trasformazione, non il paziente, non l’analista, ma ciascuno dei due e il legame tra loro.
Non si è certi su quali siano gli strumenti efficaci per indurre il cambiamento, se ne definiscono alcuni a cui ogni approccio pone diversi gradi di attenzione: relazione/interpretazione, comprensione dei conflitti/esperienza nuova e diversa, introiezione della funzione analitica/elaborazione dei conflitti. Probabilmente gli analisti nel loro lavoro usano tutti questi strumenti, anche se nelle teorie di riferimento che seguono vengono dati pesi diversi ad ogni elemento.Il transfert è un fenomeno affettivo naturale che si verifica automaticamente ogni volta che un soggetto incontra un altro soggetto, in psicoanalisi assume un valore fondamentale poichè viene usato come principale strumento di lavoro. Il fenomeno del transfert evidenzia quanto sia potente la realtà interna nell’intrecciarsi e nel determinare la lettura della realtà esterna.
Freud osserva che avvicinandosi a zone sensibili durante l’analisi, impulsi e sentimenti che originariamente erano diretti verso persone significative per il paziente, generalmente genitori e fratelli, venivano ora diretti (trasferiti) verso l’analista.
Nella situazione analitica il transfert si compone di elementi sospesi, insaturi, che attendono un’altra mente per poterli sperimentare in modo diverso. Si può riavviare il processo di simbolizzazione dalla catena associativa, cogliendo gli elementi non elaborati e riproporli nel transfert in una nuova scena e in un nuovo setting. E’ lo scarto tra la nuova situazione in terapia rispetto alle antiche scene vissute dal paziente nel passato che rimette in moto il processo. Col transfert si trasferisce nel qui ed ora della seduta un processo che è rimasto sospeso nel passato.
Il transfert è un fenomeno centrale nella pratica analitica, è un movimento che dal passato, attraverso i vissuti presenti, va verso il cambiamento. E’ dunque il luogo della trasformazione analitica per eccellenza.
Oggi in psicoterapia si privilegia più il momento presente rispetto alla ricostruzione del passato, ci si concentra di più sulla relazione paziente-terapeuta in seduta; comunque i cambiamenti psichici più consistenti avvengono con un costante lavoro sugli aspetti complementari passato/presente, ricostruzione/costruzione, ripetizione/trasformazione.
Alcuni pazienti tendono a ripetere continuamente vicende più o meno traumatiche del loro passato, sperando di arrivare a risultati diversi; in realtà così è probabile che si consolidi quel tipo di esperienza, che può diventare l’organizzatrice della vita mentale, e fonte di esperienze che sempre più tendono a ripetersi uguali.
Vengono considerati ” traumatici” eventi non integrabili e non elaborabili psichicamente; restano come dei buchi nel funzionamento mentale, come aree mute nella mente che danneggiano l’apparato per pensare i pensieri e impediscono la formazione di simboli. In casi come questi il corpo può diventare un campo di rappresentazione di quei fantasmi arcaici, dove l’elaborazione psichica non è riuscita. Ciò che viene messo nel corpo sembra restare escluso da un possibile ulteriore lavoro mentale, mentre le fantasie visive, come nei sogni, possono evolvere verso una maggiore organizzazione, più siamo nell’area del simbolico più è possibile sviluppare capacità di elaborazione.
Siamo passati da una psicoterapia centrata sui contenuti ad una centrata sugli strumenti e sulle funzioni per sentire emozioni, per pensare pensieri e per sognare sogni. La memoria viene continuamente modificata dalle esperienze successive, in qualche modo procede retroattivamente, può quindi modificare non il passato per come è avvenuto, ma per come viene rivissuto. Ovviamente possiamo cambiare qualcosa solo dopo averlo, almeno parzialmente, compreso.
Il transfert funziona un po’ come una lente di ingrandimento, consente di vedere meglio e di rimettere in ordine i vari aspetti ( conflitti, desideri, angosce, ricordi) seguendo il filo delle dinamiche psichiche salienti del paziente che si ripresentano in seduta. E’ significativo il modo in cui ogni paziente investe il terapeuta-oggetto, il modo in cui sta in relazione con lui.
Dal’altro lato anche il terapeuta deve essere in grado di rispondere col suo controtransfert, separando una parte del suo Io che osserva e il suo Io che sente emozionalmente. Il processo di trasformazione in gran parte dalla quantità e qualità di Eros che il terapeuta è in grado di mettere in circolo per il suo paziente. Parliamo di una forma specifica di Eros, intesa come “saper capire”: saper capire soprattutto ciò che ognuno respinge e odia dentro di sè, basandosi su una forza combattiva verso ciò che nasconde la verità. Per far questo il terapeuta segue l’idea socratica del “conosci te stesso”, deve maneggiare bene la sua realtà interna essendosi sottoposto a psicoterapia lui stesso in quanto la capacità di portare il paziente ad esplorare il suo mondo interno dipende da quanto il terapeuta in prima persona ha imparato a conoscere ed allargare i suoi stessi orizzonti interni.
Così il trattamento analitico attraverso processi complessi di autoconoscenza aiuta entrambi, prima il terapeuta e poi i suoi pazienti, ad andare nella direzione di “diventare ciò che si è”.
per approfondire
Racker H., Studi sulla tecnica psicoanalitica. Transfert e controtransfert, Armando editore, 2002
Ferruta, A., (a cura di) I transfert. Cambiamenti nella pratica clinica, Borla, 2008
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