Il Gioco in Psicoterapia

gioco in psicoterapia 2

Col termine “gioco” si può indicare un’ ampia varietà di attività umane, gli sport, la creatività artistica in tutte le sue forme, le feste, le cerimonie, i divertimenti, gli hobby, ecc. Il giocare è sia qualcosa che promuove l’adattamento sociale, lo sviluppo personale e psicologico, sia qualcosa che è fine a se stesso che produce piacere.
Il gioco lungi dall’essere un semplice passatempo, ha un’importanza enorme; un bambino, o un adulto, che non sa giocare, cioè non sa dedicare parte della  vita a divertirsi svolgendo attività fine a se stesse ma che permettono di esprimere qualcosa di personale, soffre, non può crescere. Per Winnicott il gioco è una forma fondamentale di vita.Il gioco sociale presuppone dei segnali meta-comunicativi che indicano che quell’interazione è un gioco; si entra in una finzione condivisa, e gli atti durante il gioco sono realtà e finzione contemporaneamente.
Nella terapia coi bambini il gioco è uno strumento che permette al bambino di dire molto su di sè rispetto al registro dichiarativo mediato dal linguaggio verbale, infatti i modelli operativi interni si evidenziano tramite il gioco. L’attività di gioco permette di ampliare i significati della vita; per il bambino ha un ruolo strutturante per lo sviluppo. La creazione di drammatizzazioni può favorire la rappresentazione di esperienze prima confuse ed indefinite, attraverso il gioco i bambini possono rappresentarsi metaforicamente aspetti della loro affettività, è quindi un’occasione per organizzare le esperienze, dando una coloritura personale e soggettiva al loro mondo interno.
Il gioco è un punto di contatto fondamentale tra il simbolo e l’azione; è legato ai livelli più intimi e profondi del funzionamento mentale, alla regolazione affettiva, all’elaborazione dell’autonomia/dipendenza dalle figure di attaccamento, alla costruzione dell’identità e degli ideali. Tutte queste dimensioni possono essere sperimentate nel gioco senza temere dirette conseguenze nella realtà. Infatti il gioco appartiene all’area transizionale descritta da Winnicott, come spazio potenziale. La dimensione simbolica del gioco permette il cambiamento poichè offre la possibilità di esplorare dimensioni diverse della realtà in un’area intermedia, permette di fantasticare su altre alternative e prospettive, nuovi ruoli, diversi punti di vista e nuove soluzioni. Il gioco quindi, è qualcosa di molto più ampio che un semplice passatempo , con una forte valenza simbolica, strutturante e formativa.
Anche da adulti il gioco è un’esperienza che arricchisce l’esistenza, mettendoci in contatto con parti di noi che non siamo soliti usare nella quotidianità, lasciandoci uno spazio di libertà interiore, che favorisce la creatività e l’espressione di sè. Giocare è un modo di trattare la realtà in modo soggettivo, il gioco è un momento  in cui l’individuo può pienamente realizzarsi, come scrive Winnicott  “è soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità. Ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé”.
Quando la dimensione dissociativa del gioco, invece, prende la forma della fuga dalla realtà allora il gioco può diventare patologico; viene cioè vissuto come una dipendenza, un bisogno eccessivo e ricorrente di evasione dalla realtà, la persona si sente viva solo quando si immerge nella dimensione di gioco, scollegata dalla vita esterna.
Quando invece è fatto nel modo giusto il giocare resta una sfera importante anche da adulti, da portarsi dietro nella vita di tutti i giorni perchè  alleggerisce le tensioni, mantiene viva la nostra parte infantile, il desiderio di esplorare, la curiosità e la creatività.
Pensando il giocare in questo senso più ampio, anche la psicoterapia può essere descritta come una forma di gioco, inteso come attività simbolica e metaforica, creativa e affettivamente investita.
Secondo Winnicott il gioco, fondato sulla metafora e sull’analogia è il fondamento di ogni attività psicoterapeutica, “la psicoanalisi si è sviluppata come una forma altamente specializzata di gioco, al servizio della comunicazione con se stessi e con gli altri”. Naturalmente non stiamo parlando di un gioco basato sul divertimento e sullo scherzo, al contrario si tratta di un’attività particolarmente seria.
“La psicoterapia ha luogo là dove si sovrappongono due aree di gioco, quella del paziente e quella del terapeuta. La psicoterapia ha a che fare con due persone che giocano insieme”. Quando il gioco non è possibile, allora l’obiettivo del terapeuta è di portare il paziente in una posizione in cui sia capace di giocare. Il gioco in psicoterapia ha i a che fare con capacità di rimanere in quell’area intermedia tra le diverse parti di sè, tra ciò che è dentro e ciò che è fuori, e rimanere in quest’area il tempo necessario per compiere un lavoro terapeutico e apportare cambiamenti. Il lavoro terapeutico può avviarsi solo se i due partecipanti, come nel gioco, si impegnano reciprocamente, rispettano le regole e i ruoli. In qualche modo anche il luogo della psicoterapia è “sospeso”, perchè le interazioni tra paziente e terapeuta avvengono nella cornice particolare del setting , lontano dalla quotidianità, così come il tempo resta quasi sospeso, poichè si esce dalle normali abitudini per entrare in un proprio tempo interno, e come nel gioco ci si può trovare totalmente coinvolti dall’attività che si sta svolgendo.
Il processo psicoterapeutico può svolgersi proprio grazie alla tensione dialettica tra i poli di “finzione” e realtà, ritualità e spontaneità.
La funzione immaginativa del gioco ha un grande valore per la psicoterapia, anche con gli adulti; il terapeuta offre un dialogo fatto di collegamenti, rimandi, ipotesi, spiegazioni in termini psicologici e mentali, come un invito a giocare fatto al paziente, ad immaginare, ad associare, ad usare la fantasia, la riflessione, il pensiero ipotetico, in modi liberi e aperti. Spesso il paziente è sorpreso e si gode questo scorrere di immagini e pensieri, esplicitando frequentemente che non aveva mai guardato un certo elemento da un punto di vista diverso, questo indica come la psicoterapia offra aperture di senso e di significato. Il terapeuta deve cercare una sua libertà interiore, mantenendo un movimento tra diverse prospettive, lasciare che fluiscano immagini ed interrogativi, deve insomma essere abituato anche lui a saper giocare, prima di poter coinvolgere il paziente in questo affascinante processo.
La psicoterapia psicoanalitica è fatta di esplorazioni, ampliamenti e continui sviluppi del materiale portato in seduta. Il terapeuta mantiene nella sua mente una continua tendenza a creare immagini per rappresentare la relazione tra sè e il paziente, i simboli e le metafore che utilizza per rappresentare ciò che accade nella diade sono elementi preziosi per arrivare a visioni dell’esperienza del paziente sempre più ricche ed articolate. La possibilità di sperimentare libertà e “giocosità” quindi, è un fattore terapeutico importante, che consente ad entrambi di sentirsi coinvolti in un modo di comunicare profondo, creativo e trasformativo.

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2 risposte a "Il Gioco in Psicoterapia"

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