Allora pensò che per quanto la via sia incomprensibile, probabilmente noi la attraversiamo con l’unico desiderio di ritornare all’inferno che ci ha generati, e di abitarvi al fianco di chi, una volta, da quell’inferno, ci ha salvato.
Capiva solo che nulla è più forte di quell’istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell’istante per anni. Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa poi fare per sempre. In un lungo inferno identico a quello da cui veniamo. Ma d’improvviso clemente. E senza sangue.
(Senza sangue, Alessandro Baricco)
Prendo a prestito le parole dello scrittore, esulando anche dalla trama del libro , per dare voce a quello che tutti, in modi diversi, cerchiamo di fare, riattraversare i momenti difficili, che ci hanno “spezzati”, col bisogno di “riaggiustare” le nostre ferire interne, tutti attraversando i nostri dolori, alla ricerca di uno spazio nuovo, restaurato, in cui le ferite smettano di sanguinare.