L’erotomania o Sindrome di De Clérambault è definita come una “posizione delirante che consiste nella convinzione di essere per l’altro un oggetto d’interesse”.
De Clérambault studia e descrive il delirio d’amore: è una sindrome passionale morbosa. Non è un delirio interpretativo. È opportuno riunire questa sindrome ai deliri di rivendicazione e ai deliri di gelosia, sotto la categoria deliri passionali morbosi. I deliri interpretativi hanno per base il carattere paranoico, cioè un sentimento di sfiducia. Essi si sviluppano in ogni senso e la personalità globale del soggetto è in gioco ma esso non è eccitato; i concetti sono multipli, cangianti e progressivi, l’estensione avviene per irradiazione circolare, l’epoca di esordio non può essere determinata.
Le sindromi passionali si caratterizzano per la loro patogenesi, le loro componenti sia comuni, sia speciali, i loro meccanismi ideativi, la loro estensione polarizzata, la loro iperstenia che qualche volta giunge all’apparenza ipomaniacale, la messa in gioco iniziale della volontà, la nozione di obiettivo, il concetto direttivo unico, la veemenza, le concezioni complete improvvise.Per De Clérambault nelle forme classiche l’inizio è improvviso ed esplosivo: l’avvio è dato da un nodo ideo-affettivo iniziale nel quale risiede “l’embrione logico” dell’ideazione patologica. Il nucleo affettivo iniziale, è caratterizzato da un’intesa attivazione emozionale, in cui sono già presenti gli elementi della condizione delirante, con una serie di concetti (postulati) connessi in maniera coerente a sostenere sul postulato fondamentale cioè la “convinzione del soggetto di essere in relazione affettiva con un soggetto di status elevato che è il primo ad investire affettivamente ed il primo a fare avances.
Da questo derivano le idee che l’oggetto d’amore non può essere felice senza lo spasimante, è libero, e se ha legami sentimentali questi vengono ignorati o sminuiti. Questi assunti portano a comportamenti come vigilanza continua dell’oggetto, continui tentativi di avvicinamenti, dialoghi indiretti, in cui anche i silenzi o i rifiuti vengono letti alla luce del fatto che l’oggetto non possa, per qualche ragione, confessare apertamente i suoi veri sentimenti verso l’altro, quindi si crea un circolo in cui il rifiuto viene negato e il ciclo si autoalimenta.
Mullen e Pathè distinguono la convinzione morbosa di essere amati dall’infatuazione morbosa. Nella convinzione morbosa di essere amati il paziente mantiene tale credenza anche se l’oggetto individuato non faccia nulla per incoraggiarla o mantenerla; al contrario, se l’oggetto cerca di chiarire il malinteso non ci riesce , perché le sue parole e azioni sono reinterpretate dal paziente come conferma della reciprocità dell’interesse.
Invece nelle infatuazioni morbose non c’è la convinzione che il sentimento sia ricambiato, resta però anche in questi soggetti una intensa polarizzazione ideo-affettiva sulle vittime che occupa la maggior parte della loro esistenza, con ripetuti tentativi di approccio, diretti e indiretti.
Una tra le caratteristiche principali dell’erotomania, nella sua forma pura, è l’immutabilità dei sintomi, che perdurano all’infinito, senza inficiare in alcun modo la linearità dei meccanismi formali del pensiero. All’interno questo quadro statico e stabile nel tempo tuttavia, il sentimento può cambiare, spostandosi dall’amore all’odio.
Il delirio erotomanico infatti si sviluppa in tre stadi (la speranza, il dispetto e il rancore), si passa da una fase iniziale di speranza, dove il desiderio d’amore costituisce la premessa fondamentale, può subentrare rapidamente la rabbia: un insieme di dispetto e rancore e l’oggetto d’amore diventa oggetto d’odio. L’erotomane struttura in questo modo il delirio, queste fasi possono passare in una continua ripetizione, tra la fase di speranza e ricerca di contatto e la fase di rabbia, seguendo fluttuazioni dell’umore e cambiamenti anche rapidi degli stato d’animo.
Nella definizione del DSM-IV vene classificato come disturbo delirante, tipo erotomanico, in cui vi è la presenza di un sistema delirante non bizzarro, che dura per almeno un mese, in cui sono ammesse allucinazioni se connesse al tema delirante. Per porre la diagnosi del disturbo, il funzionamento psicosociale ed il comportamento (a parte per quanto concerne direttamente il delirio) non devono essere compromessi in modo rilevante e devono essere esclusi i casi dove alterazioni dell’umore risultano preminenti, come pure quelli considerati secondari agli effetti di sostanze o condizioni mediche generali. Il tipo erotomanico prevede la convinzione delirante che “un’altra persona, generalmente di rango superiore, sia innamorata del soggetto”. Sono comuni comportamenti di stalking (chiamate telefoniche, lettere, doni, visite, sorveglianza e pedinamento).
La prevalenza clinica di questo disturbo sembra maggiore in soggetti femminili, mentre la prevalenza dei casi forensi presentano una predominanza di maschi, che tendono ad entrare in conflitto con la legge nei loro sforzi di inseguire l’oggetto del loro delirio o in maldestri tentativi di “liberarlo” da qualche pericolo immaginario.
Numerosi elementi sia soggettivi che sociali potrebbero intrecciarsi con l’insorgere di questo disturbo, dove anche identità sociale e dinamiche di potere possono avere un ruolo, oltre ovviamente al tentativo di proteggersi da emozioni non integrabili, a cui il delirio conferisce una forma che abbia un senso per il soggetto. Alcuni autori evidenziano come l’illusione di essere amati da qualcuno e/o da lontano può compensare i sentimenti di vergogna e proteggere l’autostima.
Nell’erotomania questa compensazione di emozioni negative viene vista non come una semplice fantasia o un desiderio, ma come un’illusione, su cui poi poggiano le idee deliranti.
Alcuni costrutti psicologici come vergogna, bassa autostima, senso di fallimento possono essere rilevanti anche per lo strutturarsi dell’ erotomania, sostenuta da una combinazione tra desiderio, delusione, vergogna e narcisismo.
Non è facciale che un erotomane cerchi un aiuto psicologico poiché reagisce con rabbia a d ogni tentativo di mettere in discussione le sue convinzioni, chiedere un aiuto psicologico, significherebbe accettare di avere un disturbo quindi iniziare ad accettare il rifiuto dell’ipotetico innamorato, che è proprio quello che il disturbo cerca in ogni modo di evitare.
Ottimo Annalisa, non mai trovato tanta difficoltà con questi soggetti. Più ancora che negli schizofrenici. Ciao.
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Molto interessante!
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. . . La tua casa
non è dove sei nato.
Casa è dove
cessano tutti
i tuoi tentativi
di fuga . . .
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– Nagib Mahfuz – Premio Nobel – 1988
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. . . I’m leaving –
I’ll never see you anymore
I’ll never forget you . . .
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. . . Sto andando via –
Non ti vedrò mai più
Non ti dimenticherò mai . . .
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. ❤ . APRITI CUORE . ❤ .
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