L’Oggetto Transizionale

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Winnicott definisce l’oggetto transizionale come il primo possesso non-me. Con il termine oggetto transizionale o fenomeno transizionale si designa l’area intermedia di esperienza tra la suzione del pollice e l’instaurarsi di una vera relazione d’oggetto.
I più comuni sono i peluche, fazzoletti o copertine. Sono oggetti importanti, affettivamente investiti dal bambino “vengono succhiati, abbracciati, lo tengono a galla nei momenti di solitudine o insicurezza, gli danno piacere e fungono da calmante”. Il bambino attribuisce loro un nome, sono essenziali caratteristiche come la trama e l’odore perciò non si deve lavarli troppo spesso, né dimenticarli quando ci si allontana da casa. “ Se siete accorti lascerete che questi oggetti si logorino lentamente… non dovete né distruggerli, né perderli, né darli via”.
Non bisogna chiedere al bambino spiegazioni troppo precise riguardo all’oggetto, proprio perché fa parte di lui e contemporaneamente del mondo; piano piano crescendo, capirà che il cane di peluche è un regalo della zia e dunque proviene dal mondo esterno.
Dobbiamo aspettare che il bambino impari a distinguere aspetti suoi e non suoi, un compito molto complesso, “nel frattempo noi, per aiutarlo, gli permettiamo di costruirsi un mondo che si potrebbe definire intermedio”. Questa dimensione è un po’ come il gioco che coinvolge totalmente dei bambini più grandi e il sogno ad occhi aperti degli adulti.
Evitiamo di forzare il distacco, sarà il bambino a scegliere il momento in cui abbandonarlo. Non c’è una regola universale, né un’età uguale per tutti, un giorno, semplicemente, lo dimenticheranno.
Il bambino piccolo è in grado di procurarsi gratificazioni istintuali complesse “quando un neonato succhia un pezzo di stoffa ciò rappresenta un gesto di immaginazione vera e propria… egli è capace di usare gli oggetti che simbolizzano simbolicamente la madre o qualche suo attributo”.
E’ importante quindi che sia presente in momenti delicati come può essere l’addormentarsi, o quando la mamma non c’è. L’oggetto transizionale rende più sopportabile proprio la separazione dalla mamma e rassicura il bambino.

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