I Bambini e le loro Madri – La madre sufficientemente buona

madre sufficientemente buona psicologia e psicoterapia rhoDonald Winnicott ha avuto il merito di liberare la figura materna dall’incombenza del dover essere perfetta e infallibile.
Descrive la figura della madre non come dispensatrice di cura e amore senza sviste, lacune, imprecisioni, ma come una madre imperfetta, sana e affettivamente presente. La madre “sufficientemente buona” è per Winnicott una donna spontanea, autentica e vera che, con ansie e preoccupazioni, stanchezza, scoramenti e sensi di colpa emerge come figura in grado di trasmettere sicurezza e amore. Winnicott sottolinea quanto sia importante l’intuito dei genitori per fare le cose giuste, abbinato all’ambivalenza e ai sensi di colpa, che rendono i genitori persone sensibili.

Il periodo di preparazione nei nove mesi di gravidanza, consente alla madre di adattarsi gradualmente e passare da un tipo di egocentrismo ad un altro, in cui riesce ad identificarsi coi bisogni del bambino. Quello che la madre sa in questo periodo non lo impara dai libri, Winnicott parla di una disposizione spontanea e naturale nella madre normalmente devota, essa esercita una funzione di contenimento e holding diventando un tutt’uno con il suo bambino.

In questa fase delicata è importante che l’ambiente dia sostegno alla madre, consentendole questo stato di quasi ritiro, simile ad una malattia, in cui è concentrata solo su di sé e il bambino. Il ruolo del padre in questo momento è proteggere la coppia madre-bambino, consentendo alla madre di essere “preoccupata” di una sola cosa, la cura del bambino.
La madre dopo il parto può essere esausta e nello stesso tempo “è la sola che possa in modo appropriato presentare il mondo al bambino in una forma che abbia senso per lui. E’ la sola che possa farlo, non perché sia addestrata e abile, ma solo perché è la madre”.

Mentre l’iniziale e puntuale riconoscimento dei bisogni del bambino è assolutamente indispensabile per garantire la continuità dell’essere, poiché le carenze materne sarebbero in grado, in questa fase, di costituirsi come elementi di disturbo, in un momento successivo la madre dovrà diminuire gradualmente il suo adattamento di pari passo con le crescenti capacità del bambino di tollerare le frustrazioni e di accettare i limiti.
L’incapacità di vedere e vivere il proprio figlio, dopo un’iniziale necessaria fusione, come un essere separato da sé, e quindi passibile di emozioni sia negative che positive, apre a possibili disagi psicologici. L’individuazione, cioè il percepirsi come persona a sé con le proprie caratteristiche, passa attraverso la separazione che, a sua volta, necessita di un processo di differenziazione, di riconoscimento di se stesso e dell’altro anche attraverso emozioni contrastanti e talvolta dolorose.

Il lavoro principale in cui dovrebbe impegnarsi una madre consiste proprio nell’accettazione delle proprie caratteristiche e peculiarità. Scrive Winnicott “sarebbe d’aiuto chiarire alle madri che può capitare di non provare immediatamente amore per i propri figli o di non sentirsela di allattarli; oppure spiegare loro che amare è una faccenda complicata e non un semplice istinto”. Risulta quindi fondamentale fornire alle madri strumenti efficaci per facilitare la loro funzione, per poter accettare ciò che sono e ciò che fanno in quanto frutto del loro esserci in quel momento. E’ importante che la madre abbia fiducia nelle sue capacità: “quando una madre ha la capacità di essere semplicemente una madre, non dobbiamo interferire”.

 

 

D.Winnicott, Colloqui con i genitori, Cortina, 1993
D.Winnicott, I bambini e le loro madri, Cortina, 1987

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