Il padre ha il compito di inserirsi nella diade madre-figlio, svolge una importante funzione per l’emancipazione, spinge verso l’esplorazione del mondo esterno, sostenendo e accompagnando il bambino nella sua progressiva autonomia.
Il padre introduce la differenza; la figura paterna porta un modello diverso rispetto a quello della madre, nonostante oggi i due ruoli, materno e paterno, siano più simili che in passato. La famiglia moderna è caratterizzata da un rapporto più paritario tra i partner e un legame più intimo e profondo con i figli.Il ruolo del padre è fondamentale fin da subito, è importante che sia presente fin dalle prime fasi di vita, e la madre dovrebbe favorire lo svilupparsi di questo legame, ma acquista un’importanza ancora maggiore nell’adolescenza, fase di passaggio dall’infanzia all’età adulta. In questa fase il giovane è spinto ad esplorare e a mettersi in gioco sempre di più in contesti fuori dalla famiglia. In questo delicato periodo è necessario sostenere le spinte evolutive dei figli, dove le madri tendono in generale ad essere più apprensive. La figura guida del padre autorevole e competente, con il giusto mix tra lasciare la libertà di fare esperienze e commettere i propri errori , e saper porre dei limiti, contribuisce ad allentare l’attaccamento al mondo materno e spingere verso la realtà esterna, favorisce così il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e mette le basi per un sano sviluppo.
Il padre di oggi è più presente nella scena famigliare che in passato, coinvolto e partecipe, emotivamente implicato nel suo rapporto con i figli.
I figli, dal loro punto di vista, hanno delle aspettative nei confronto del padre, si aspettano amore, presenza, capacità di ascolto e trasmissione dei valori. L’immagine del padre dedito solo al lavoro e spesso assente sta cambiando, oggi molti amano trascorrere del tempo in famiglia, infatti la presenza anche fisica del padre è percepita in modo più marcato rispetto al passato.
I figli desiderano “padri coinvolti”, che non significa per forza fare cose insieme, anche se spesso soprattutto tra padre e figlio maschio, si fanno molte attività, si condividono interessi comuni, essere coinvolti somiglia al concetto di “preoccupazione materna primaria“, significa tenere a mente il proprio figlio, con i suoi bisogni e le sue specificità, significa educare con in mente la soggettività particolare del figlio, nei diversi momenti della crescita, e non seguendo binari prestabiliti a priori.
Il padre di oggi è visto dai figli come simpatico, presente e giocherellone, disposto ad ascoltare e protettivo. L’umorismo paterno è sentito come un elemento importante nella relazione coi figli. Il padre delle generazioni precedenti era percepito affettuoso e protettivo, ma più distante e autoritario, i padri moderni invece mostrano di più le loro emozioni e le vivono insieme ai figli, la protezione si collega maggiormente alla capacità di ascolto e di dialogo, mentre in passato il proteggere passava soprattutto dal produrre reddito.
Questo non significa che il padre si ponga come amico, ma che diventa un modello da seguire senza imporsi con la forza o con eccessiva durezza, resta un solido punto di riferimento ma esercita la sua funzione in modo più sottile e non con la coercizione. Oggi rispetto a prima il padre fa meno timore, è comunque importante che porti regole e confini, ma si affaccia anche una maggiore espressione di tenerezza, se pur meno percettibile di quella materna. Durante l’adolescenza, epoca spesso di aspri conflitti, l’aspetto della tenerezza è meno visibile, con entrambi i genitori, ed è qui che i padri possono fare più fatica, aperti al dialogo, sulla base di un rapporto di fiducia costruito negli anni precedenti possono far fatica a mantenere dei limiti precisi, che all’adolescente però sono necessari. Il padre di oggi non si impone più con la sola severità, cerca il dialogo coi propri figli, e deve poter trovare la giusta via di mezzo tra il sintonizzarsi coi loro bisogni, restando comunque un punto di riferimento sicuro, che sa porre limiti e confini.
Se in passato gli ordini del padre erano quasi legge, non erano contestabili, oggi siamo nell’epoca della negoziazione, c’è una maggiore apertura al confronto, ed è un dato positivo purchè il padre sappia sopportare di dire dei “no”, di esercitare la sua funzione di regolatore, non solo in senso affettivo ma soprattutto in senso educativo.
I nuovi padri sono più attenti ai problemi educativi, appaiono più tolleranti e permissivi, emotivamente più fragili e insicuri, ma con maggiori capacità relazionali. La percezione è che i padri abbiano un ruolo più attivo e partecipe nei confronti dei propri figli, con maggiore apertura all’empatia ed alla confidenza rispetto alle generazioni precedenti.
I genitori di oggi sono molto più consapevoli, si informano, si interrogano, a volte fin troppo e finiscono paradossalmente per sentirsi più insicuri su come svolgere il loro ruolo; l’eccesso di consigli, a volte anche in contraddizione tra loro invece di rassicurare può generare preoccupazione. La figura del padre di oggi è complessa ed articolata, dovrebbe riuscire a coniugare la funzione educativa a quella affettiva,essere un punto di riferimento, capace di complicità ed intimità coi propri figli, nello stesso tempo essere una guida autorevole. Un equilibrio delicato e difficile da mettere in pratica. Non c’è una ricetta per fare il mestiere di genitore che è tra i più complessi, è importante che i genitori possano fare affidamento anche sul proprio intuito per fare le cose giuste, abbinato alla tolleranza dell’ambivalenza e dei sensi di colpa, che li rendono sensibili e attenti.
L’ha ripubblicato su La solitudine del Prof.
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