Erotomania: delirio d’Amore

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L’erotomania o Sindrome di De Clérambault è definita come una “posizione delirante che consiste nella convinzione di essere per l’altro un oggetto d’interesse”. 
De Clérambault studia e descrive il delirio d’amore: è una sindrome passionale morbosa. Non è un delirio interpretativo. È opportuno riunire questa sindrome ai deliri di rivendicazione e ai deliri di gelosia, sotto la categoria deliri passionali morbosi. I deliri interpretativi hanno per base il carattere paranoico, cioè un sentimento di sfiducia. Essi si sviluppano in ogni senso e la personalità globale del soggetto è in gioco ma esso non è eccitato; i concetti sono multipli, cangianti e progressivi, l’estensione avviene per irradiazione circolare, l’epoca di esordio non può essere determinata. 
Le sindromi passionali si caratterizzano per la loro patogenesi, le loro componenti sia comuni, sia speciali, i loro meccanismi ideativi, la loro estensione polarizzata, la loro iperstenia che qualche volta giunge all’apparenza ipomaniacale, la messa in gioco iniziale della volontà, la nozione di obiettivo, il concetto direttivo unico, la veemenza, le concezioni complete improvvise. Continua a leggere “Erotomania: delirio d’Amore”

La Creatività e il Pensiero Divergente

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Non è semplice definire la creatività, la si può considerare la capacità di svolgere attività produttive particolari, il processo creativo sfocia sempre in un prodotto che sia un libro, un’opera d’arte, un’idea, ecc, e questo prodotto ha le  caratteristiche di novità (è innovativo, introduce qualcosa di non convenzionale),  originalità (è inconsueto, a volte unico), qualità (ha un suo valore), e  apprezzabilità (può essere stimato come qualcosa di valido).
Gli psicologi Geteels e Jakson condussero una ricerca su ragazzi dagli 11 ai 18 anni, utilizzando una batteria di test notarono che molti soggetti con punteggi alti nei test di intelligenza avevano punteggi bassi nelle prove di creatività, e viceversa. In effetti creatività e intelligenza sono due cose diverse. 
La creatività non indica per forza essere geniali, è una componente della struttura intellettiva umana, in tutti i c’è creatività anche se in diversi gradi, e può essere favorita. 
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La sindrome di Stendhal:  turbamento di fronte alla bellezza artistica

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“Si usano gli specchi per guardarsi il viso,
e si usa l’arte per guardarsi l’anima” .
George Bernard Shaw

La sindrome di Stendhal fu proposta nel 1997 dalla psichiatra Graziella Magherini, che osservò la comparsa di crisi acute e inaspettate in turisti messi di fronte ad opere d’arte di grande bellezza.
Non si tratta di una sindrome in realtà, viene classificata come una manifestazione psicosomatica transitoria che può includere sintomi come tachicardia, capogiro, vertigini, confusione, e può manifestarsi in  persone  che  contemplano opere d’arte di particolare bellezza, soprattutto se queste si trovano in spazi stretti.
Dal punto di vista neurobiologico un’ interpretazione di questo fenomeno sembra collegarlo a particolari aree del cervello deputate al riconoscimento di caratteristiche significative dell’oggetto rappresentato nell’opera d’arte, che si attivano alla vista  dello stimolo artistico innescando un forte vissuto emotivo.

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Una cura fatta di Parole

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Trovare le parole è magnifico. Trovare la parola giusta è così importante. Le parole sono come cuscini: quando sono disposte nel modo giusto alleviano il dolore. James Hillman

La psicoterapia è una cura fatta di parole: due persone si incontrano regolarmente, e parlano. Ma il tessuto di cui è fatto questo dialogo è molto complesso, si mettono in moto processi profondi, sia consci che inconsci, legati allo specifico modo di stare in seduta di “quel paziente con quel terapeuta”.

“Con le parole un uomo può rendere felice l’altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l’insegnante trasmette il suo sapere agli allievi, con le parole l’oratore trascina con sé l’uditorio e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo comune con il quale gli uomini si influenzano tra loro. Non sottovaluteremo quindi l’uso delle parole nella psicoterapia” (S. Freud). Continua a leggere “Una cura fatta di Parole”

Modelli operativi interni: Fiducia in se stessi e nelle Relazioni

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La teoria dei  Modelli operativi interni  formulata da  Bowlby offre una rilettura del concetto di  “coazione a ripetere” con cui Freud esprime uno dei principi fondamentali della teoria psicoanalitica: gli adulti ricreano nei rapporti interpersonali della propria vita le esperienze relazionali che hanno sperimentato nell’infanzia. La continuità e la ripetizione delle relazioni implicano l’esistenza negli individui della capacità di interiorizzare e perpetuare modelli di relazione.   I Modelli operativi interni  permettono  di comprendere i complessi processi attraverso cui gli schemi relazionali di attaccamento tendono sempre più a diventare patrimonio mentale del bambino stesso.   Bowlby fornisce un’ipotesi interpretativa di tale processo: la ripetizione delle relazioni si verifica perché l’esperienza interna ed il comportamento nelle relazioni sono strutturati secondo modelli operativi interni o modelli rappresentazionali del Sé, della figura di attaccamento e, per estensione, degli altri.   Per Bowlby l’organismo umano, fin dalla nascita, non è un’entità isolata spinta dalle pulsioni in cerca di un oggetto sul quale scaricare la tensione accumulata, ma una persona in relazione ad altre persone. La relazione con il mondo di ogni individuo è determinata non solo da fantasie inconsce, ma anche da modelli operativi interni che includono elementi affettivi, cognitivi e comportamentali legati alla sua esperienza. Continua a leggere “Modelli operativi interni: Fiducia in se stessi e nelle Relazioni”

Identificazione proiettiva: una forma di comunicazione

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La Klein propone che esista fin dai primi stadi di vita un processo psichico attraverso il quale aspetti del sé non sono semplicemente proiettati sulla rappresentazione psichica dell’oggetto (come nella proiezione), ma dentro l’oggetto, in modo tale da controllare l’oggetto dall’interno e giungere all’esperienza dell’oggetto come parte di sé. Nella identificazione proiettiva il soggetto proietta su qualcun altro un affetto o impulso per lui inaccettabile come se fosse realmente l’altro ad aver dato vita a tale affetto o impulso. Il soggetto non disconosce ciò che ha proiettato (a differenza della proiezione semplice), ma ne rimane pienamente consapevole, semplicemente lo interpreta erroneamente come reazione giustificabile nei confronti dell’altro. Continua a leggere “Identificazione proiettiva: una forma di comunicazione”

Sogni ad occhi aperti

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La passività mentale, la fantasticheria e il sogno sono fenomeni psichici di estrema importanza per la nostra salute psichica.
Quando il nostro pensiero è al lavoro si ha la concentrazione attiva, mentre la passività mentale (concentrazione passiva) si ha nei momenti in cui i pensieri vanno, noi abbiamo un’aria assente, guardiamo nel vuoto. Se ci si chiede a cosa stiamo pensando in quei momenti diciamo “ a niente”, anche se in realtà i pensieri ci sono, solo che sono molto lontani dall’attenzione per cui vengono subito dimenticati. Sono momenti in cui lasciamo vagare i pensieri e sono importanti intervalli di riposo mentale. Continua a leggere “Sogni ad occhi aperti”

Burnout

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Il termine Burnout in italiano si può tradurre con “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”.  E’ generalmente definito come una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi particolarmente nelle professioni che prevedono implicazioni relazionali molto accentuate, come le professioni di aiuto ( infermieri,  medici,  insegnanti, assistenti sociali,  vigili del fuoco, ecc). La sindrome da Burnout è l’esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone quando sono presenti eventi stressanti eccessivi e non si riesce a rispondere  in maniera adeguata agli alti carichi di stress che il lavoro comporta.  E’ una sindrome multifattoriale caratterizzata da un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e da un peggioramento delle prestazioni professionali. Continua a leggere “Burnout”

Il cambiamento in psicoterapia

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Carl Rogers descrive il processo di cambiamento nel corso della terapia soprattutto dal punto di vista dell’esperienza del cliente e spiega la modificazione e la crescita della personalità facendo riferimento ad una forza di base presente nelle persone, definita “tendenza attualizzante”, corrisponde ad un movimento finalizzato alla realizzazione delle potenzialità dell’individuo. Il fine della terapia è creare le condizioni favorevoli che permettano a questa forza di operare per consentire alla persona di muoversi verso la propria autorealizzazione. Continua a leggere “Il cambiamento in psicoterapia”

La biga alata, Freud e le funzioni dell’Io

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“Si raffiguri l’anima come la potenza d’insieme di una biga alata e di un auriga. Ora tutti i cavalli degli dèi e i loro aurighi sono buoni e di buona razza, ma quelli degli altri esseri sono un po’ sí e un po’ no. Innanzitutto, per noi uomini, l’auriga conduce la biga; poi dei due cavalli uno è nobile e buono, e di buona razza, mentre l’altro è tutto il contrario ed è di razza opposta. Di qui consegue che, nel nostro caso, il compito di tal guida è davvero difficile e penoso”. (Platone, Fedro)

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Porsi le Domande giuste – Donne che corrono coi Lupi

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“Donne che corrono coi lupi” è un saggio di psicologia femminile  incentrato sull’archetipo della Donna Selvaggia e le tappe fondamentali nello sviluppo del proprio femminile, quei momenti cruciali e decisivi che tutte viviamo in un modo o nell’altro. Clarissa Pinkola Estés è analista junghiana, studiosa di etnologia, e anche cantadora e utilizza le storie in terapia con le sue pazienti. Il mito o la fiaba  contiene tutte le istruzioni di cui una donna ha bisogno per il suo sviluppo psichico,  attraverso le storie  le donne possono riavvicinarsi  alla loro vera natura, che spesso è schiacciata dalle incombenze quotidiane, dai ruoli sociali, dalle aspettative altrui, mentre il bisogno primario per stare bene con se stesse è poter essere libere, più consapevoli  di sè e più pronte ad affrontare le vicissitudini della vita senza lasciarsene sommergere.  Le storie mettono in moto la vita interiore, e questo è particolarmente importante quando la vita interiore è spaventata o bloccata, “sono medicine, disseminate di istruzioni che ci guidano nelle complessità della vita”. La fiaba rende manifesti i pericoli, indicando al contempo come salvarsi da essi,  le storie sono un’arte curativa, sono medicine, balsamo potente,  attraverso di esse, “maneggiamo energia archetipica” che porta a cambiamenti. Continua a leggere “Porsi le Domande giuste – Donne che corrono coi Lupi”

Fare psicoterapia è come stare sotto un cielo stellato

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Un aspetto molto gradevole dell’essere psicoterapeuta è la possibilità di avere a che fare con molte persone, molto diverse tra loro, in un contesto speciale che consente una visione approfondita, vera, vicina, toccante, fuori dai classici schemi della vita quotidiana. Ogni persona entra nella stanza della psicoterapia con qualcosa da insegnare, qualche sfumatura non ancora vista, con qualche angolazione di veduta particolare, insolita, curiosa, che accende un piccolo fuoco, magari sopito in un angolino buio fino ad allora, ed è una spinta interna che prende forma, uno sguardo privilegiato sui mille volti dell’intelletto, le sue sottigliezze, le sue astuzie, che spesso destano stupore, fascinazione e ammirazione. Continua a leggere “Fare psicoterapia è come stare sotto un cielo stellato”

padre e figlia psicologia

Il giudizio del padre e l’impatto di questo giudizio sulla costruzione della femminilità sono temi molto studiati in psicologia. E’ difficile diventare una donna completa, a proprio agio con la propria identità femminile, senza aver ricevuto lo sguardo ammirato e narcisizzante del primo uomo, il padre.

La complicità padre-figlia è manifesta in tenera età, mentre durante l’adolescenza solitamente l’espressione è più limitata anche a causa dei conflitti che in questa fase si fanno più accentuati; le figlie femmine tendono ad essere più controllate dai genitori rispetto ai figli maschi, e in questa fase il dialogo tra padre e figlia diminuisce, aumenta invece quello con la madre con cui le figlie tendono a confidarsi più volentieri.

Per la bambina, comunque, sentirsi amata dal padre è una importante risorsa, permette di superare il trauma della differenza tra i sessi e getta le basi per lo sviluppo del suo narcisismo femminile. Dal canto loro, le figlie, insegnano  la “lingua materna” al padre, cioè lo rendono partecipe di quel processo attraverso cui madre e bambino entrano in contatto, fin da subito, è un linguaggio basato sula fisicità, sulla biologia, sul contatto, in cui il padre tende ad inserirsi in un modo diverso, orientandosi più nel guidare il bambino verso l’esplorazione del mondo.  Il padre come funzione paterna introduce cambiamenti di ritmi rispetto alla modalità materna, e lo fa diversamente rispetto ad un figlio maschio, la figlia femmina comunica molto di più le sue esigenze e le sue preferenze. La bambina è più attiva nel farsi capire dal padre, dove invece il maschietto si muove più per somiglianza.

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